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Dott.ssa Tania Partziguain

Dott.ssa Tania Partziguain

Medico Chirurgo – Specialista in Neurologia

Mi sono laureata in Medicina e Chirurgia all’Università degli studi di Pavia e sono abilitata alla professione medica dal 1988; nello stesso ateneo, mi sono specializzata in Medicina Interna, nel 1993, frequentando nel frattempo la Divisione di Medicina Interna, diretta allora dal Prof M.Gorini, presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo (ASST Papa Giovanni XXIII dal 2012) dove, stimolata dalla complessità di alcuni casi clinici, ho approfondito i miei studi interessandomi in modo particolare alle complicanze neurologiche dei pazienti internistici. Ho pertanto conseguito il Diploma di Specializzazione con la tesi dal titolo: “Neuropatia sensitiva idiopatica: confronto tra pazienti con e senza neoplasia associata”.

Sono stata assunta il 2 luglio 1992 presso l’USC di Neurologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII (ex OORRBG) dove ho lavorato a tempo pieno fino al 30 novembre 2021 dedicandomi a: 1) diagnosi e cura dei pazienti neurologici in Pronto Soccorso 2) cura del paziente affetto da ictus cerebrale in fase acuta presso la Stroke Unit in Terapia Intensiva 3) diagnosi e cura dei pazienti ricoverati in degenza neurologica ordinaria
Nella stessa struttura ospedaliera ho svolto costantemente le visite dell’ambulatorio di Neurologia Generale di I livello e dell’ambulatorio della Cefalea di II livello di cui sono stata referente dal 2009 al 2021 impegnandomi in modo particolare nella gestione del paziente complesso affetto da emicrania cronica e con cefalea cronica associata ad uso eccessivo di analgesici. In accordo con le linee guida internazionali ho inoltre acquisito esperienza nel trattamento di pazienti emicranici eleggibili alla terapia con tossina botulinica e con anticorpi monoclonali .

Sono stata responsabile della stesura del “Protocollo per il Dolore in Neurologia” per l’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo nel 2014, in collaborazione con il Team dei medici di Terapie Palliative e Terapie del dolore
Da quasi due anni ho l’opportunità, bella e interessantissima, di lavorare in un Centro di Psicologia Clinica – Anisè Bergamo Il ruolo del neurologo è importante qui perché viene spesso richiesta una diagnosi differenziale fra disturbi di natura psichiatrica (già in cura) o di natura neurologica in un paziente con incipiente sospetta malattia neurodegenerativa; altre volte è necessario un parere sugli effetti collaterali neurologici degli psicofarmaci; ancora può essere posto all’attenzione del neurologo un paziente seguito per una severa psicopatologia che accusa una cefalea importante divenuta, nel percorso di cura, un vero e proprio ostacolo.
Ho maturato sempre più la conferma che la costante e stretta collaborazione fra medici specialisti, in questo caso fra psichiatra e neurologo, sia molto utile per la cura del paziente complesso e con polipatologia.

Sono regolarmente iscritta all’Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee (ANIRCEF) seguendone costantemente l’attività scientifica, di formazione continua e aggiornamento. Ho conseguito, nel 2007, il diploma di Esperto in Cefalee dell’ASC-ANIRCEF (Associazione per una Scuola della Cefalea). Ho partecipato all’iniziativa “L’Esperto Risponde”, promossa dalla stessa scuola, con il compito di dare risposte specifiche online ai pazienti cefalalgici (2012 – 2014) Nel 2023, ho frequentato il Corso di Alta Formazione in Terapia Avanzata delle Cefalee (Università San Raffaele Roma). Sono stata inoltre relatrice a tre “giornate ANIRCEF in Lombardia” dal 2010, dedicate ad approfondimenti annuali su temi relativi alla cefalea

Ho svolto incontri informativi con il personale medico del Pronto Soccorso e della Specialità di Medicina Generale presso ASST Papa Giovanni XXIII sulla diagnosi e la cura della cefalea acuta e sono stata relatrice a convegni sulla gestione e cura del paziente cefalalgico, rivolti ai Medici di Medicina Generale della provincia di Bergamo.
Sono autrice e co-autrice di 16 pubblicazioni in lingua inglese su riviste peer-reviewed censite su PubMed
Sono idonea all’attività professionale in disciplina Neurologica come libera professionista (attestato da Ordine dei Medici della Provincia di Bergamo – 19/11/2021)

L’emicrania

COSA È L’EMICRANIA E CHI È IL PAZIENTE EMICRANICO

L’emicrania è una cefalea primaria o idiopatica molto diffusa nella popolazione generale di tutto il mondo.

È caratterizzata dalla ricorrenza, nel corso della vita, di “crisi emicraniche” o “attacchi di dolore” pulsante e intenso alla testa associati ad una penosa sintomatologia sia vegetativa (nausea e vomito) che da “ipersensibilizzazione sensoriale” (fotofobia, fonofobia e osmofobia o intolleranza agli odori) che provoca, per 1-3 giorni, una forte sensazione di malessere e inabilità funzionale.

Il paziente con una crisi di emicrania in corso ha bisogno di ritirarsi in un ambiente silenzioso e poco luminoso, lontano da stimoli abituali ma che in quel momento percepisce in modo esagerato e molto fastidioso; spesso ha necessità di assumere una terapia analgesica in grado di eliminare quanto prima il dolore e i sintomi di accompagnamento più insopportabili come la nausea.

Esiste una ampia variabilità dell’intensità e della frequenza delle crisi (una ogni 3 mesi a 8 al mese), della risposta alla terapia acuta, della reazione all’ambiente circostante durante l’attacco, fra pazienti ma anche nello stesso paziente. In ogni caso però la crisi emicranica determina, per definizione, un costante impatto, fortemente negativo, sulle attività quotidiane più semplici: il paziente emicranico non è in grado di allacciarsi serenamente le scarpe, di salire le scale, di fare una corsa con i bambini o di programmare una gita perché tutte queste attività “normali”, routinarie, intensificano il malessere o meglio il malessere in atto rende il paziente anergico, areattivo, spento e incapace di agire “come sempre”.  Anche l’umore, durante una crisi emicranica, può essere particolarmente deflesso e non è raro provare una forte labilità, immotivata, al pianto.

A chi non soffre di emicrania tutto questo sembra strano.

“E’ il tuo solito mal di testa, dai reagisci un po’!”

Non è raro, infatti, che un paziente emicranico esprima con tristezza e frustrazione una grande sensazione di incomprensione e di abbandono da parte dei familiari o colleghi o amici, soprattutto quando l’andamento delle crisi è brutto, vale a dire molto frequente o cronico.

Con il termine cefalea cronica e quindi emicrania cronica si intende un mal di testa presente almeno 4 ore al giorno per 15 giorni al mese da almeno 3 mesi. Non è affatto una condizione così rara. Negli ambulatori della cefalea la cefalea cronica o quotidiana (cefalea 30 giorni al mese da mesi o anni!!) prevale in circa il 40% dei pazienti.

L’attività principale del medico, ahimè anche ai giorni nostri, consiste nel prendersi cura del paziente affetto da una malattia (non solo della malattia in sé) e così il neurologo deve prendersi cura del paziente emicranico e non solo della sua o delle sue crisi dolorose.  Spesso purtroppo, prima di rivolgersi al proprio curante, il paziente affronta un lungo periodo di solitudine con il proprio disagio ricorrendo all’automedicazione e così va incontro inconsapevolmente ai grossi guai che la terapia analgesica stessa, assunta “in eccesso”, provoca a sé stesso e alla propria emicrania che peggiora progressivamente, cronicizzandosi.
Solo guardando con attenzione la globalità del paziente emicranico la ricerca ha constatato la complessità del disturbo emicranico, così diffuso, e ha affermato con evidenza scientifica che la somma delle caratteristiche relative al paziente e quelle relative alla patologia caratterizza, nel paziente emicranico, la sua soggettività sofferente, la sua unicità a cui prestare attenzione e di cui prendersi cura.

Le scuole scientifiche che si occupano dello studio e della ricerca nel vasto campo delle cefalee (ANIRCEF, SISC) non smettono mai di ricordare ai neurologi, dedicati alla cura del paziente con mal di testa, questo messaggio importantissimo!

EPIDEMIOLOGIA – PREVALENZA DELL’EMICRANIA

Gli studi epidemiologici hanno sempre confermato l’elevata prevalenza dell’emicrania, interessando in media il 12% della popolazione nei paesi industrializzati: ad oggi un miliardo di persone circa soffre globalmente di emicrania. La carenza dei dati relativi ai paesi emergenti e all’infanzia non permette però di avere una stima precisa della distribuzione reale dell’emicrania in tutto il mondo.

Il Global Burden of Diseases Study colloca l’emicrania al secondo posto nell’ambito delle 20 patologie più invalidanti. Essa colpisce maggiormente, come dimostrano i picchi di massima prevalenza, la popolazione giovane in età produttiva. Affligge più frequentemente le donne (3:1) ed è considerata una condizione patologica cronica persistendo per molti anni nella vita del paziente, colpito a partire dall’età di 20-30 anni circa. Una relativa diminuzione di incidenza si osserva nelle età estreme della vita.

COMORBIDITA’ DELL’EMICRANIA

La complessità della patologia emicranica si esprime anche per l’associazione non casuale di alcuni disturbi in grado di influenzare, per lo più negativamente l’andamento dell’emicrania (comorbidità)

I disturbi del sonno, quelli del comportamento alimentare, ansia e depressione rappresentano un insieme di fattori da ricercare attentamente e quindi curare per migliorare la qualità della vita del paziente emicranico.  In particolare, la comorbidità psichiatrica, ampiamente indagata in letteratura, svolge un ruolo significativo nella gestione del paziente emicranico. Le condizioni più frequentemente osservate sono: i disturbi d’ansia (ansia generalizzata, attacchi di panico), i disturbi depressivi (depressione maggiore e rischio suicidario), il disturbo da stress post traumatico e interessano in modo particolare l’emicrania cronica, la cefalea associata ad overuse di sintomatici e l’emicrania con aura. È stata dimostrata una relazione biunivoca fra l’emicrania e il complesso della patologia psichiatrica associata, nel senso di un peggioramento reciproco dell’andamento di ciascuna condizione patologica. Nell’emicrania, ansia e depressione rendono le crisi dolorose più resistenti alla terapia acuta e di profilassi, sono fattori di rischio per l’uso eccessivo degli analgesici e per la cronicizzazione dell’emicrania determinando alla fine un netto peggioramento della qualità di vita del paziente emicranico

DIAGNOSI E PRINCIPI TERAPEUTICI

La diagnosi e la cura dell’emicrania richiedono una fondamentale e preziosa alleanza fra paziente e neurologo e, ancor più, considerata la complessità del disturbo, fra specialisti, psichiatra e neurologo).  L’atteggiamento empatico di accoglienza e comprensione del disturbo da parte del curante rappresenta l’elemento più significativo nella relazione medico paziente finalizzato alla presa in carico e alla cura dell’emicrania

Solo con questa premessa e dopo una attenta analisi anamnestica è possibile proporre e discutere con il paziente le terapie farmacologiche per l’attacco acuto, scegliendo fra triptani o FANS o analgesici di combinazione e le terapie di profilassi, farmacologiche e/o alternative, volte alla riduzione della frequenza e dell’intensità delle crisi acute

Oggi l’armamentario per la cura della cefalea emicranica è molto ricco e la ricerca ha in corso la produzione di molte molecole nuove in grado di soddisfare le molteplici esigenze del paziente emicranico.

Vi è inoltre una fitta rete collaborativa fra i Centri per la Diagnosi e la Cura della Cefalea in grado di attenuare l’impatto dell’emicrania sulle attività di routine quotidiana e quindi migliorare la qualità della vita del paziente emicranico.